introduzione per About:Schiaccianoci

FRANCESCA CASTANO


AUTORE

Professore ordinario di Storia dell’Architettura presso il Dipartimento di Architettura, Università della Campania “Luigi Vanvitelli” , fa parte del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in “Ambiente, Design e Innovazione” del Dipartimento di Ingegneria dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”.  Conduce studi e ricerche rivolti alla storia del patrimonio industriale e sulla figura di Angelo Mangiarotti, figura di spicco del design e dell’architettura milanese nella seconda metà del Novecento.


Come citare questo testo

Castanò F, (2025). Introduzione ad About:schiaccianoci. Call06 schiaccianoci collana editoriale About: Anno II n.3, ShowDesk Edizioni, Milano 2025.

“Datemi una leva e un punto d'appoggio e solleverò il mondo".
Così Archimede tracciava il solco per la semplificazione del nostro stare al mondo, segnando anche la genesi di uno dei gesti più familiari della nostra intimità domestica. Ogni volta che le nostre mani impugnano uno schiaccianoci, ripetiamo inconsciamente un rito che affonda le radici nell'antica Siracusa e senza troppa consapevolezza siamo riconnessi alla Storia. La leva e la spirale coclidea, intuizioni archimedee che hanno attraversato i millenni, continuano a vivere negli oggetti che abitano la nostra quotidianità. In quello che potrebbe sembrare il più umile degli utensili domestici si cela un'eredità millenaria.  Dall’ involucro rugoso la noce è al contempo frutto impenetrabile e seme di nutrimento. Questa dualità si è rivelata nella sapienza di un’azione semplice. Non si sarebbe trattato più di vincere la resistenza con la forza bruta, delle mani, dei denti, ma di sfruttare l'energia generata dal  principio della leva.

Lo schiaccianoci tramuta così in mediatore sospeso tra desiderio e incanto, tra ostilità e soddisfazione. Una piccola epifania dove matematica e ragionamento, fisica e olistica ci mostrano la strada della civiltà, anche di quella contemporanea. Chi non ne riconosce il rumore deciso e secco, quel cedimento improvviso che ci porta al centro del frutto e dell’universo? Una liturgia minima che attraversa le generazioni, teatro domestico che si replica stagione dopo stagione, di più ancora nel rito del Natale.

Nel suo evolversi, lo schiaccianoci ha assunto molti aspetti, tutti ascrivibili a tre archetipi: la leva, la vite, il cuneo. Ogni configurazione racconta una filosofia del progetto, una diversa interpretazione dell'equilibrio tra forma e funzione. Questa apparente umiltà ha magnetizzato i maestri del design contemporaneo, trasformandosi in territorio di sperimentazione e manifesto estetico. 

Ettore Sottsass lo ha riportato entro la scala cromatica delle stagioni dal giallo vibrante al rosso d’autunno, elevando lo schiaccianoci  a micro-totem domestico.

Enzo Mari lo ha elevato lo schiaccianoci a paradigma della democratizzazione del design.  Oggetto per tutti che nasce dall'incontro tra necessità e bellezza, dove la semplicità formale cela una complessità concettuale profonda. Per Mari, anche aprire una noce diventa atto politico, gesto che rivendica il diritto alla qualità estetica nella quotidianità più prosaica.

Alessandro Mendini orchestra una metamorfosi più radicale, travestendo lo schiaccianoci in automa decorativo. L'oggetto palinsesto di memorie culturali, su cui ogni gesto creativo si fa citazione, ogni colore dichiarazione poetica.

Marcel Wanders poi ha spinto il paradosso ancora oltre. I suoi schiaccianoci sono creature fantastiche, ibridazioni tra funzione e fantasia che sfidano la logica dell'efficienza. È l’oggetto quotidiano che genera desiderio. In Alessi tutti loro hanno trasformato lo schiaccianoci in mediatore di una nuova amabile e magica funzionalità.

In esso convivono la voce dei contemporanei e la eco dei sapienti, la concretezza dell'uso quotidiano e l'astrazione del pensiero progettuale. Non semplicemente lo strumento dischiude un frutto, ma narrazioni antichissime, ragionamenti potenti. 

Facendo mia la domanda impossibile una volta già posta
su Montessori dall’amico Pino Grimaldi, a cui dedico questa breve riflessione….: Archimede designer?

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